martedì 7 luglio 2009

La solitudine dei numeri primi.

Questo romanzo di Paolo Giordano attrae già con il suo titolo, da cui si capisce molto dell'autore e dell'opera. E' laureato in fisica teorica, e una forte fermezza, semplicità e schiettezza emerge dal suo stile, come solo un fisico è in grado di fare. I due protagonisti, Alice e Mattia, sono proprio così, due numeri primi, anzi due primi gemelli, cioè due numeri, come il 17 e il 19, “soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero”. Sono due anime diverse dal comune, con un passato che ha inevitabilmente segnato la loro vita, che sono fatti l'uno per l'altro ma che tuttavia non riescono a vivere il loro amore. Sono così vicini, separati da un solo numero pari, ricalcando la metafora di Giordano, ma mai abbastanza da poter rivelare quello che provano, da poter esprimersi. Una forte tristezza emerge da queste pagine, che si divorano letteralmente. L'autore descrive ogni singola emozione, fa vivere il lettore dentro i suoi personaggi, che risultano attraenti ma anche quasi detestabili, per il loro essere diversi, estranei dal mondo, chiusi solo nella loro esistenza e nei loro pensieri. Alla fine del romanzo ci si aspetterebbe un colpo di scena, anzi si spererebbe in una salvezza per Alice e Mattia, ma per loro non c'è posto nella vita considerata “normale”...Invece tutto si conclude perfettamente in linea con il resto del romanzo, senza inutili tentativi di far sorridere il lettore con un finale alla “e vissero per sempre felici e contenti”. Sono pagine dure, spietate, che tuttavia fanno pensare...beh, insomma, un libro che si è veramente meritato il Premio Strega, e che dovrebbe essere letto, perché le pagine scorrono velocissime, e una volta concluso siamo davvero obbligati a rifletterci un po' su.

Nessun commento: