martedì 21 luglio 2009

Assignment 5

Beh, questa sì che è stata una bella novità per me!!!non avevo assolutamente idea che potesse esistere un motore di ricerca solo per noi futuri medici o quasi...una grande rivelazione!!!ho cercato di tutto, e fra le varie cose mi sono cimentata sul sonno REM...quante volte sentiamo parlare di questa fase del sonno che ogni notte ci viene a “disturbare” quattro, cinque volte, ogni ora o ora e mezzo...è un sonno leggero, che dura più al mattino, e che, come ho trovato scritto su Pubmed, è importante nella risoluzione di problemi e nella formazione di nuove associazioni. C'è addirittura scritto che secondo alcuni studiosi la grande prevalenza nel neonato del sonno REM rispetto a quello non-REM permetta al piccolo di rielaborare e far proprie tutte quelle esperienze vissute durante la giornata...Ho letto che è stato studiato a partire dagli anni '60 dal comportamento nel sonno di drogati e alcolizzati, come se fosse qualcosa che caratterizzasse solo coloro “diversi dal normale”, e che manca nelle persone affette da narcolessia o dal morbo di Parkinson. Insomma, ci sono quasi 1000 articoli su quest'argomento, tutti in inglese ovviamente (piccolo svantaggio), ma riusciamo davvero a divertirci su Pubmed!! Insomma, qualcosa che sostituisca il classico Google, molto più ricco e aggiornato!!!!

mercoledì 8 luglio 2009

La mia Professoressa.

Alcuni insegnanti sono in grado di dare una formazione che dura tutta la vita, che lascia dentro di te un segno, un marchio indelebile. Io per fortuna, oltre a “raccapriccianti” soggetti che ci ripetevano solo “bisogna studiare!!!”, ho avuto la fortuna di avere per i cinque anni del liceo una persona straordinaria, la professoressa di francese. Eppure durante tutto il primo anno non la potevo sopportare, il pensiero delle sue ore era una sofferenza, lei era sempre impeccabile, così severa, ci ha sempre impedito di portare pantaloni corti o sandali, addirittura bisognava chiederle il permesso per bere durante la sua lezione...uno strazio!! Eppure crescendo mi sono accorta quanto di incredibile c'era in lei: una donna che ha avuto un passato orribile, che ha dovuto cambiare paese per cercare di dimenticare, e che tuttavia ha visto nell'insegnamento lo scopo della sua vita. Un insegnamento che va ben oltre la semplice interrogazione, la semplice lezione su Hugo o Flaubert, in cui, davvero, ci insegnava ad imparare, a guardarci intorno, e soprattutto a riflettere. Le sue interrogazioni non erano mai banali, mai prevedibili, ma erano dei veri e propri “viaggi”, in cui da una poesia, da un brano, si passava all'attualità, e soprattutto alla RIFLESSIONE PERSONALE, al CONFRONTO. Io sono convinta, al di là della mia esperienza, che pochi studenti abbiano avuto il privilegio di avere davanti un insegnante che chiedesse loro di riflettere, di dire la propria opinione, di esprimersi liberamente su quello che c'era scritto. Nelle sue lezioni non c'erano tabù, si poteva parlare tranquillamente di tutto...Il suo messaggio era infatti quello di riflettere su quello che si leggeva, piuttosto che riconoscere le figure retorica o distinguere una rima baciata da un altro tipo, che ora manco mi viene in mente. Sono queste le esperienze che ti formano, che ti plasmano da dentro...Va bene, impariamoci pure a memoria la vita di Leopardi o di Jane Austen, impariamo a riconoscere un eufemismo dall'iperbole...e poi?? Purtroppo tanti insegnanti puntano solo a quello, a svolgere minuziosamente il programma ministeriale, soddisfatti se a maggio hanno già spiegato tutto, così da dedicare tutto il tempo a interrogare e martoriare gli studenti distrutti da tutto l'anno scolastico, a decidere se vale la pena alzare la media del 7.75 all'8...certo, sono questi i problemi importanti per i professori.......alla fine non si va a scuola solo per prendere buoni voti?????

martedì 7 luglio 2009

La solitudine dei numeri primi.

Questo romanzo di Paolo Giordano attrae già con il suo titolo, da cui si capisce molto dell'autore e dell'opera. E' laureato in fisica teorica, e una forte fermezza, semplicità e schiettezza emerge dal suo stile, come solo un fisico è in grado di fare. I due protagonisti, Alice e Mattia, sono proprio così, due numeri primi, anzi due primi gemelli, cioè due numeri, come il 17 e il 19, “soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero”. Sono due anime diverse dal comune, con un passato che ha inevitabilmente segnato la loro vita, che sono fatti l'uno per l'altro ma che tuttavia non riescono a vivere il loro amore. Sono così vicini, separati da un solo numero pari, ricalcando la metafora di Giordano, ma mai abbastanza da poter rivelare quello che provano, da poter esprimersi. Una forte tristezza emerge da queste pagine, che si divorano letteralmente. L'autore descrive ogni singola emozione, fa vivere il lettore dentro i suoi personaggi, che risultano attraenti ma anche quasi detestabili, per il loro essere diversi, estranei dal mondo, chiusi solo nella loro esistenza e nei loro pensieri. Alla fine del romanzo ci si aspetterebbe un colpo di scena, anzi si spererebbe in una salvezza per Alice e Mattia, ma per loro non c'è posto nella vita considerata “normale”...Invece tutto si conclude perfettamente in linea con il resto del romanzo, senza inutili tentativi di far sorridere il lettore con un finale alla “e vissero per sempre felici e contenti”. Sono pagine dure, spietate, che tuttavia fanno pensare...beh, insomma, un libro che si è veramente meritato il Premio Strega, e che dovrebbe essere letto, perché le pagine scorrono velocissime, e una volta concluso siamo davvero obbligati a rifletterci un po' su.