domenica 9 novembre 2008

Il Bacio



Rubo le parole del film “Vi presento Joe Black”, che ho visto e rivisto...questo è il consiglio che il padre dà alla figlia, una di quelle frasi che si dovrebbero definire “perle di saggezza”...


“Voglio che tu lieviti, voglio che tu canti con rapimento...abbi una felicità delirante o almeno non respingerla. Lo so che ti suona smielato, ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi, io ti dico: buttati a capofitto, trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo? Be', dimentica il cervello e ascolta il tuo cuore. Perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi a profondamente, be', equivale a non vivere. Ma devi tentare, perché se non hai tentato, non hai mai vissuto...”

Sono parole sdolcinate, piene di passione...nella vita bisogna trovare un senso, qualcosa per cui valga la pena di alzarsi la mattina. Questo “qualcosa” non è solo l'amore che si può volere al compagno o alla compagna...è un'amicizia straordinaria, un figlio, un lavoro che ti faccia sentire realizzato, un viaggio in cui si è disposti a mollare tutto per andare nei Paesi del Terzo Mondo a portare un po' d'aiuto....

Io sono un'adolescente sognatrice, innamorata e romanticona...Quando ho ascoltato queste parole, ho subito pensato a uno dei quadri più coinvolgenti ed emozionanti, in cui si vede l'abbandono e l'estasi dell'amore...”Il Bacio” di Klimt.

Egli ha reso eterno l'attimo in cui l'uomo e la donna si “fondono”, diventando un'unica persona: lei è completamente abbandonata, lui è proteso in avanti per darle protezione. Questo quadro cattura lo sguardo: oro, fiori, colori, luccichio, tutto fa sì che tu resti letteralmente incollato a quest'immagine che rappresenta l' Amore, in cui i due giovani creano un'unione perfetta, eterna, in uno scambio di sogni ed emozioni erotico e spirituale.

Io Come Loro

Eccomi di nuovo qua, a parlare un po' di me su queste pagine, davanti a un interlocutore immobile e silenzioso.

Da qualche settimana frequento “Terapia della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva”, un corso di laurea sotto medicina sconosciuto a molti. Indipendentemente dal fatto che l'ambiente universitario mi entusiasma e che la maggior parte dei miei professori, o, come devo imparare a dire, dei “docenti” sia gente ganza che non vuole solo insegnare nozioni, ma che si aspetta che noi “impariamo ad imparare”, sono rimasta molto colpita dall'esperienza di tirocinio che sto facendo nel reparto di neuropsichiatria infantile.

Dopo tre giorni di lezioni sono stata catapultata in un ambiente completamente estraneo, in mezzo a bambini più sfortunati e a genitori ormai privi di qualsiasi speranza. Non voglio parlare dei loro problemi, delle loro difficoltà, ma della tenerezza e dell'affettuosità che si nasconde dietro i loro occhietti tristi, dietro il loro sguardo privo di qualsiasi punto di riferimento. Sono bambini che hanno bisogno di amore e che contemporaneamente riescono a darti tanto affetto: ti ringraziano con un abbraccio e con un bacio per un semplice sorriso, ti ripetono che ti vogliono bene e che sono felici di averti accanto. Noi non riusciremmo mai a essere così sinceri e spontanei. Mentre osservo questi bambini e gioco con loro, mi rendo conto di tutta la loro bellezza, e mi si stringe il cuore, perché capisco di non poter offrire agli altri quella bontà semplice e genuina che loro possiedono.

Siamo tutti uguali, ci sentiamo tutti fortunati ma in realtà non siamo affatto migliori di loro: sebbene questi bambini non possano camminare, non sappiano né leggere né scrivere, hanno un'umanità incredibile, e non si riguardano a offrirla; anziché tenerezza, dovremmo provare invidia nei loro confronti.

sabato 1 novembre 2008

Bambini, già a un anno conoscono centinaia di parole


Nonostante non siano ancora in grado di parlare, già a sei mesi i bambini hanno nel cassetto del proprio cervello tantissimi vocaboli. Infatti, anche se cominciano a dire le prime parole a un anno, la loro ''attivita' linguistica'' comincia molto prima, a sei mesi ca. Ciò significa che quando iniziano a parlare conoscono gia' centinaia di parole, come spiega uno studio pubblicato sulla rivista ''Current Directions in Psychological Science''.


Sono tante le capacita' linguistiche dei neonati: ad esempio possiedono un'abilita' unica nel distinguere le differenze fonetiche, che pero' perdono col passare del tempo.


I ricercatori hanno dimostrato che durante la prima infanzia i bambini non solo conoscono i vari pezzi che compongono una parola, ma anche l'intera parola. Ciò permette loro di incrementare il vocabolario e sviluppare la grammatica. Anche se non sanno il significato della parola, gia' a otto mesi iniziano a impararne il suono e sono capaci di riconoscerla. Cosi' come riescono a distinguere tra vocali lunghe e corte e interpretare questa differenza secondo le regole della loro lingua. Dall'eta' di un anno dunque sanno riconoscere gli errori di pronuncia delle parole, ne imparano la forma e acquisicono informazioni su come queste forme sono usate. Tutti risultati ottenuti osservando come e quanto i piccoli si fermavano a fissare con gli occhi un oggetto chiamato.


A tal proposito sono stati effettuati degli esperimenti in cui veniva tracciato il movimento degli occhi del neonato a seguito di parole che gli venivano pronunciate. Cosi', dopo aver chiamato l'oggetto di fronte al bambino, si vedeva se il bambino lo guardava o meno. In questo modo i ricercatori potevano cambiare leggermente il suono della parola, ad esempio foot (piede) e food(cibo), e vedere se i piccoli guardavano ugualmente verso il piede o meno o se rimanevano indifferenti al cambio. Il risultato e' stato che i piccoli non guardavano l'oggetto quando era pronunciato in modo sbagliato, confermando cosi' che dall'eta' di un anno sanno riconoscere gli errori di pronuncia delle parole, ne imparano la forma e acquisicono informazioni su come queste forme sono usate.


In un recente studio pubblicato nell'edizione on line della rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti e' stato dimostrato che se le prime parole che imparano i bambini sono mamma e papa', questo non accade solo perche' i genitori sono le persone piu' vicine. La vera ragione, secondo gli esperti, risiede nel cervello e nella sua organizzazione, che lo programma in modo da riconoscere, apprendere e memorizzare piu' facilmente le parole che contengono sillabe che si ripetono.
(Ansa.it)