domenica 9 novembre 2008

Io Come Loro

Eccomi di nuovo qua, a parlare un po' di me su queste pagine, davanti a un interlocutore immobile e silenzioso.

Da qualche settimana frequento “Terapia della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva”, un corso di laurea sotto medicina sconosciuto a molti. Indipendentemente dal fatto che l'ambiente universitario mi entusiasma e che la maggior parte dei miei professori, o, come devo imparare a dire, dei “docenti” sia gente ganza che non vuole solo insegnare nozioni, ma che si aspetta che noi “impariamo ad imparare”, sono rimasta molto colpita dall'esperienza di tirocinio che sto facendo nel reparto di neuropsichiatria infantile.

Dopo tre giorni di lezioni sono stata catapultata in un ambiente completamente estraneo, in mezzo a bambini più sfortunati e a genitori ormai privi di qualsiasi speranza. Non voglio parlare dei loro problemi, delle loro difficoltà, ma della tenerezza e dell'affettuosità che si nasconde dietro i loro occhietti tristi, dietro il loro sguardo privo di qualsiasi punto di riferimento. Sono bambini che hanno bisogno di amore e che contemporaneamente riescono a darti tanto affetto: ti ringraziano con un abbraccio e con un bacio per un semplice sorriso, ti ripetono che ti vogliono bene e che sono felici di averti accanto. Noi non riusciremmo mai a essere così sinceri e spontanei. Mentre osservo questi bambini e gioco con loro, mi rendo conto di tutta la loro bellezza, e mi si stringe il cuore, perché capisco di non poter offrire agli altri quella bontà semplice e genuina che loro possiedono.

Siamo tutti uguali, ci sentiamo tutti fortunati ma in realtà non siamo affatto migliori di loro: sebbene questi bambini non possano camminare, non sappiano né leggere né scrivere, hanno un'umanità incredibile, e non si riguardano a offrirla; anziché tenerezza, dovremmo provare invidia nei loro confronti.

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