lunedì 14 settembre 2009

Il bambino con il pigiama a righe

Una storia di un'amicizia fra due bambini, un documentario sull'ideologia nazista e sulla sua capacità di rivoluzionare drasticamente la visione del mondo di molti, anche bambini, un'ingenuità e una fedeltà che vanno oltre qualsiasi confine. Questo film, uscito recentemente, affronta il dramma e l'orrore del nazismo e dei campi di concentramento dall'esterno, con una visione innocente simile a quella di Benigni ne “La vita è bella”. Ma questa volta il regista ci porta dentro il campo di sterminio solo negli ultimi, drammatici minuti; ci mostra la vita di una famiglia, in cui Bruno, il protagonista, è un bambino che non capisce la realtà dei campi di concentramento, e a cui non interessa sapere se il piccolo al di là del filo spinato sia tedesco o ebreo, perché è suo “amico”, ed è questo ciò che conta veramente. Ma soprattutto ci rendiamo conto di come Hitler con le sue idee sia riuscito a plasmare la gente, a inculcare un'ideologia nel profondo delle persone. E un finale, drammatico, rapido, inaspettato: un colpo di scena fatto apposta per commuovere, per lasciare un segno. Un grido, lancinante, due vite fra le tante spezzate, e viene la voglia di dimenticare tutto quest'orrore, si finge di credere che non sia mai avvenuto, che nessuno sia mai stato capace fare qualcosa di simile.

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